Come aprire un MicroBirrificio?
In 365 giorni in media un italiano consuma qualcosa come 31,8 litri di birra[1].
Un dato che la dice lunga su quanto bionda, rossa e doppio malto siano apprezzate nel Bel Paese. Questo, spiega perfettamente come mai il numero di birrerie e birrifici sia in costante aumento tanto al Nord quanto al Sud.
Aprire un microbirrificio è in effetti un modo più che intelligente per sfuggire alla crisi e per tentare di sbarcare il lunario investendo in un settore che non sembra fortunatamente conoscere periodi bui.
Ma cos’è nello specifico un microbirrificio?
Non è nient’altro che un locale pubblico, regolarmente provvisto di licenza e dei permessi necessari per somministrare le birre artigianali che autoproduce.
In Italia ad oggi ci sono all’incirca 650 microbirrifici. Si tratta di un settore molto fertile e l’idea di aprirne un altro ancora non deve assolutamente spaventare. Il mondo della birra artigianale è talmente vasto e variegato; ogni azienda può specializzarsi nella produzione di una varietà diversa, ritagliandosi in questo modo uno spazio tutto suo senza risentire troppo della concorrenza.
Quali sono gli aspetti da valutare?
Prima di aprire un microbirrificio è tuttavia necessario valutare i diversi aspetti che andranno inevitabilmente ad incidere sull’andamento dell’attività. È indispensabile innanzitutto individuare un locale che sia grande abbastanza da permettere la produzione e la vendita delle birre artigianali e che contempli, eventualmente, la possibilità di allestire una zona che possa essere destinata al consumo in loco.
Organizzare apericena o degustazioni, party privati o serate a tema, potrebbe essere un modo come un altro per promuovere l’attività e per far conoscere i propri prodotti ad un numero sempre maggiore di possibili acquirenti. Detto ciò è bene sapere che un microbirrificio produce mediamente dai 450 ai 500 ettolitri di birra.
Si può arrivare a produrne fino a 10.000 l’anno, ma tutto dipende ovviamente dai mezzi a propria disposizione e dal numero di dipendenti che il budget iniziale consente di assumere.
Quanto costa aprire un microbirrificio?
L’investimento iniziale può essere piuttosto consistente. Per aprire un microbirrificio di dimensioni medie sono necessari almeno 200.000 euro. Cifra appena sufficiente per coprire tutti i costi relativi all’acquisto o al noleggio delle attrezzature e alla messa a norma dei locali.
La somma si dimezza nel caso in cui s’intenda iniziare con una produzione di 1.000 ettolitri, ma in tal caso bisogna considerare che i ricavi effettivi potrebbero essere ben lontani da quelli auspicati. Non è consigliato, ad ogni modo, iniziare con un progetto che sia eccessivamente ambizioso. Sarebbe ragionevole tastare il terreno per un certo periodo di tempo e capire quanto l’attività possa essere proficua. Per questo motivo è sconsigliato investire tutti i propri risparmi in un’azienda che potrebbe non fare presa sul pubblico.
Il modo di risparmiare esiste ed ingegnarsi per riuscirci conviene su tutti i fronti: i macchinari ad esempio possono essere presi usati da un altro microbirrificio che sta rinnovando i propri locali oppure ingrandendo la sua produzione. Acquistandoli di seconda mano è possibile risparmiare fino ad 80.000 euro, dal momento che il prezzo dell’usato oscilla mediamente tra i 120.000 e i 150.000 euro.
Un ulteriore alternativa può essere determinata dall’acquisto di impianti più piccoli e di tipo manuale. Esistono mini sale di cottura da 50 e 100 litri che ti permetteranno di contenere decisamente i costi avviando la produzione del micro birrificio.
Si parla di cifre completamente diverse nel caso in cui s’intenda invece mettere in piedi un impianto personalizzato che sia in grado di produrre diverse tipologie di birra e di imbottigliarle in maniera semi-automatizzata.
Il costo, che va a sommarsi all’affitto di un capannone sufficientemente ampio da ospitare dei macchinari così ingombranti, agli allacci, ai permessi e alle materie prime, può lievitare fino a superare la soglia dei 200.000 euro. Sì, perché se gli impianti hanno un costo non indifferente anche la burocrazia pesa, e non poco, sul preventivo iniziale: sebbene non sia necessario possedere un particolare titolo di studio per aprire un microbirrificio, la normativa non fa sconti a nessuno e i permessi da richiedere sono veramente tanti.
L’iter burocratico
Il corpus di leggi per il settore alimentare fa invidia a quello farmaceutico, al punto tale che molti aspiranti birrai si vedono costretti a rinunciare ancor prima di essersi effettivamente imbarcati in questa avventura. Proprio per questa ragione è essenziale affidarsi a professionisti del settore per farsi guidare.
La normativa riguarda non solo gli alimenti, ma anche l’igiene, la salubrità dei locali, l’haccp, la gestione dei rifiuti, l’emissione in atmosfera, l’etichettatura, la data di scadenza delle bottiglie e perfino le caratteristiche degli imballaggi, ragion per cui gli orpelli burocratici che precedono il taglio del nastro sono veramente tantissimi.
Una rigidità comprensibile, per carità, ma tale che i controlli effettuati dalle autorità prima dell’apertura possono protrarsi per un tempo record pari a sei mesi. E non è tutto: è giusto che chi ambisce ad aprire un microbirrificio sappia in precedenza che 40 minuti – almeno – al giorno dovranno essere dedicati alla burocrazia, nel senso che tanti ne occorrono per ottemperare a tutti gli adempimenti legati a questa severissima normativa.
Per far decollare l’attività servono all’incirca due anni. Dopo questo periodo di lavoro ininterrotto teoricamente si dovrebbe essere in grado di coprire tutte le spese con gli introiti del microbirrificio.
Perché diversificare la produzione?
Il break even è tuttavia soggetto all’andamento del mercato e alle evoluzioni del settore. Questo è il motivo per cui è difficile da stabilire se non per linee generali; il consumatore diventa sempre più sofisticato e spesso difficile da fidelizzare.
Una mano, in tal senso, può darla solo la diversificazione della produzione. Più birre si è in grado di produrre e più possibilità si hanno di far presa su un target che sia ampio e variegato. E più varietà di birre si vendono nel microbirrificio più è semplice che i guadagni salgano vertiginosamente.
Presentare alla clientela un prodotto ragionato ed impeccabile da un punto di vista qualitativo è l’unico modo per fare centro. In questo settore non è tollerata l’improvvisazione.
Per farsi conoscere è bene allora fare rete con tutte le altre realtà del territorio, avendo cura di sfruttare prevalentemente le materie prime che Madre Natura mette a disposizione nella zona; l’amore per la propria terra potrebbe in questi casi rivelarsi un valore aggiunto, una caratteristica capace di fare la differenza e di indurre un cliente a scegliere quell’azienda piuttosto che un’altra.
Senza il sostegno della comunità locale, ed è giusto tenerlo sempre bene a mente, certe realtà non decollano mai. Perché l’amore per il proprio territorio, in questo come in altri casi, è la migliore delle pubblicità di cui un’azienda possa fregiarsi.
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